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Notizie sull'isola Tiberina

Storia dell'isola

L'isola Tiberina (lunga 280 m. e larga 76), fu chiamata nel tempo "Insula inter duos pontes", "Lycaonia" nel medioevo e "di S. Bartolomeo" (dal nome della chiesa) nel '600-'700.
Fu generata, secondo la leggenda, all'accumulo di fango sulle messi di Tarquinio il Superbo gettate nel Tevere dai Romani quando lo cacciarono.
Guado naturale, fu determinante per il costituirsi di insediamento stabili sulle alture circostanti e venne collegata alla terraferma da due ponti, gli attuali ponti Fabricio e Cestio), uniti da una via (vicus Censorii).
Luogo di culto per varie divinità, fu dedicata principalmente al dio della medicina Esculapio (vedi sotto "La leggenda di Esculapio") Attorno al tempio, come ad Epidauro, dovevano sorgere dei portici destinati al ricovero dei fedeli malati, ed è certamente singolare che l'isola abbia continuato ad essere luogo di cura e sede di un ospedale attraverso il Medioevo fino ai nostri giorni.
Altri santuari minori occupavano il lato settentrionale dell'isola: quelli di Fauno e di Veiove, dedicati ambedue nel 194 a.C., erano probabilmente vicini tra loro; un sacello di Iuppiter Iurarius (garante del giuramento) sorgeva in corrispondenza della chiesetta di S. Giovanni Calibita.
La leggenda e il profilo dell'isola suggerirono la sistemazione del perimetro esterno in forma di nave da guerra, con arginature e terrapieno attrezzate per gli ormeggi e con un obelisco come albero maestro.
Nel XVI secolo la tradizione sanitaria dell'isola fu rinverdita con la costruzione del primo nucleo dell'ospedale Fatebenefratelli (1548) e tutta l'area divenne lazzaretto durante la peste del 1656.
Profondamente alterata dalla sistemazione degli argini alla fine dell'800 e dalla ricostruzione dell'ospedale, ha però mantenuto il carattere di appartato luogo di cura e di culto.

La leggenda di Esculapio

Quando nel 293 a.C. Roma venne investita da un'epidemia si interrogarono i Libri Sibillini per sapere come si potesse scampare al flagello. Su indicazione dell'oracolo venne inviata per mare un'ambasceria al tempio di Esculapio di Epidauro, con il compito di traslare a Roma la sua immagine cultuale. Improvvisamente apparve il dio stesso, in forma di gigantesco serpente, che salì spontaneamente sulla nave dei romani. Mentre la nave, rientrata a Roma, risaliva il fiume, il serpente divino si arrampicò sull'albero maestro e si guardò intorno; poi scivolò giù dalla nave, prendendo terra sull'isola Tiberina, dove gli venne eretto un tempio inaugurato nel 289 a.C.

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